The Cure: biografia, recensione, discografia e foto

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The Cure: biografia, recensione, discografia e foto
I The Cure sono gruppo musicale post-punk britannico nato nel 1976. La formazione è variata nel corso degli anni, comprendendo da un minimo di 2 fino a un massimo di 6 membri. Robert Smith, fondatore del gruppo, è presente in tutte le formazioni.

Il gruppo ha raggiunto l’apice del successo tra la metà e la fine degli anni ’80 con i singoli “Close to Me” e “Lullaby“. L’anima fondante del gruppo deriva dal periodo cupo dei primi anni ’80, la cosiddetta “fase gotica“. Brani come “A Forest“, “One Hundred Years” e “Play for Today” ottengono sempre una grande partecipazione del pubblico.

Stile musicale

I Cure vengono categorizzati come appartenenti al genere rock gotico per via della loro immagine triste e decadente (specie nei primi anni ’80, quando hanno ottenuto un’iniziale popolarità), e a causa della forte componente emozionale delle loro canzoni e dei loro videoclip.

Robert Smith, però, ha più volte affermato che i Cure non sono mai stati goth. “È tristissimo quando ‘goth’ continua a venire appiccicato al nome ‘The Cure’. Noi non siamo categorizzabili. Suppongo che all’epoca del nostro esordio fossimo post-punk, ma complessivamente non è una definizione possibile. Come puoi descrivere una band che ha fatto uscire un album come Pornography e anche Greatest Hits, dove ogni canzone è stata nella Top Ten in tutto il mondo? Suono solo la musica dei Cure, qualsiasi essa sia“.

Nonostante la posizione di preminenza assoluta di Robert Smith nel gruppo, il processo creativo è molto democratico (ognuno porta le sue idee e quelle giudicate migliori vengono sviluppate in vere canzoni). Tutti i membri del gruppo sono generalmente accreditati come compositori delle musiche. I testi, invece, sono esclusivamente opera di Robert Smith. La creatività di Smith nella composizione dei testi è fortemente influenzata dalla letteratura.

Storia del gruppo

Robert Smith, il leader del gruppo, originario di Blackpool, crebbe nel West Sussex.

Il primo nucleo del gruppo furono i Malice, nati ai tempi del liceo con Robert Smith e Marc Ceccagno alla chitarra, Michael Dempsey al basso, il loro compagno Graham alla batteria e suo fratello alla voce. Dopo poco tempo, Graham e Ceccagno se ne andarono, e il loro posto venne preso da Laurence Tolhurst (compagno di classe e amico d’infanzia di Smith), e Porl Thompson (il fratello della ragazza di Tolhurst).

Il loro primo concerto (uno strano set acustico, suonato con dei bonghi) si tenne alla Worth Abbey di Crawley, il 18 dicembre del 1976. Due giorni dopo suonarono alla loro scuola, con il ruolo del cantante preso da Martin Creasy, un giornalista locale. Il concerto fu un disastro e spinsge il gruppo a cambiare nome.

Nel gennaio del 1977 diventarono gli Easy Cure (dal titolo di un brano composto da Tolhurst). Dopo aver cambiato senza successo vari cantanti, fu Robert Smith a prendere definitivamente il microfono in mano.

Nell’aprile di quello stesso anno, la Hansa Records (la più grande etichetta indipendente tedesca) indisse un concorso per cercare nuovi talenti. I Cure parteciparono e il 18 maggio firmarono il loro primo contratto discografico. Insieme al contratto, arrivò un finanziamento di 1000 sterline, con cui comprarono dei nuovi strumenti e che utilizzarono anche per una prima session in studio che consentì la registrazione dei primi demo. Dopo circa 10 mesi, però, il contratto venne risolto a causa dell’insoddisfazione del gruppo, stufo delle pressioni dell’etichetta affinché i ragazzi si dedicassero a cover di canzoni famose (il gruppo voleva invece pubblicare un primo singolo).

A maggio, Porl Thompson lasciò il gruppo, insoddisfatto della direzione minimalista presa dalle composizioni, contrapposta alla sua anima psichedelica e da virtuoso della chitarra. I 3 rimasti decisero di cambiare di nuovo nome: “Avevo sempre pensato che ‘Easy Cure’ suonasse un po’ hippy, troppo statunitense, troppo West Coast. […] Ogni gruppo che ci piaceva aveva il ‘the’ davanti, ma ‘The Easy Cure’ sembrava stupido, così l’abbiamo cambiato semplicemente in The Cure“.

La prima pubblicazione in assoluto del gruppo, per la piccola etichetta Small Wonder, avvenne nel dicembre del 1978: si tratta del singolo “Killing an Arab“. Questa canzone attirò molte polemiche per il suo titolo (in italiano “uccidere un arabo”) e, più volte, i Cure sono stati costretti a rilasciare dichiarazioni ufficiali, negando qualsiasi connotazione razzista o violenta. Nonostante ciò, la canzone venne bandita dalle radio statunitensi, nel periodo post 11 settembre. Poi, gli stessi Cure, forse per evitare polemiche, non la suonarono più suonata nei concerti live, fino all’estate del 2005, quando tornò sotto le mentite, con il titolo: “Kissing an Arab” (“Baciando un arabo“).

L’album d’esordio, uscito nel 1979, si intitola “Three Imaginary Boys“. Sono chiari le influenze giovanili della band, come il punk e l’art rock di David Bowie, ma sono già presenti i tratti tipici di una musica introspettiva e minimalista.

In giugno esce il secondo singolo “Boys Don’t Cry” (che accanto alle più recenti Lullaby e Close to Me, è forse la canzone in assoluto più famosa del gruppo).

Intanto, sul palco, i Cure continuano a farsi le ossa, suonando come gruppo di supporto per band come Wire, Generation X, The Police e Joy Division. Il 3 agosto 1979, in particolare, Robert Smith incontra una band con cui instaurerà un duraturo rapporto di collaborazione e amicizia: Siouxsie and the Banshees. Tra i due gruppi nascerà un rapporto personale profondo e una simbiosi artistica molto creativa.

Dopo la pubblicazione, a novembre, del terzo singolo, “Jumping Someone Else’s Train“, Dempsey, sempre più insofferente verso l’atteggiamento di Robert Smith e distaccato dalla coppia Smith-Tolhurst, amici d’infanzia, venne sostituito da Simon Gallup.

In futuro, il gruppo oscillerà sempre tra i 3 e i 5 componenti, toccando un massimo di 6 membri nelle esibizioni dal vivo.

Con l’ingresso di Gallup e del tastierista Matthieu Hartley, i toni si incupirono, sfociando nel melanconico “Seventeen Seconds” del 1980. L’unico singolo estratto dall’album fu “A Forest” (che divenne un classico del gruppo).

I Cure iniziarono a girare il mondo: il tour di accompagnamento toccò Europa, Stati Uniti e Australia. Alla fine, però, Smith, Gallup e Tolhurst si resero conto che Hartley non era più adatto a rimanere nel gruppo e, una volta tornati a casa, fu lo stesso Hartley stesso a prendere l’iniziativa.

In quello stesso 1980, il secondo album venne pubblicato negli Stati Uniti, con il titolo “Boys Don’t Cry“, con una diversa copertina, l’aggiunta di nuovi brani e l’omissione di un paio di quelli che figuravano nell’originario “Three Imaginary Boys“.

Alla fine del 1980, i Cure, di nuovo un trio, si ritrovarono in studio per registrare il terzo album: “Faith” (che uscì nel 1981). Un lavoro dalle tonalità ancora più tristi e cupe rispetto a “Seventeen Seconds” (la prima canzone dell’album è “The Holy Hour”, dedicata alla memoria di Ian Curtis, il cantante dei Joy Division che si era da poco suicidato).

A ottobre, i Cure pubblicarono il singolo “Charlotte Sometimes“, ispirato al libro omonimo del 1969 della scrittrice Penelope Farmer, su una ragazza che viaggia indietro nel tempo e si ritrova nel corpo di una sua coetanea del 1918.

Nel 1981, negli Stati Uniti, venne pubblicato “…Happily Ever After“, un doppio LP, che comprende “Seventeen Seconds” e “Faith” (inediti per il mercato americano).

Nel 1982 pubblicarono “Pornography“, che portò i Cure a essere considerati gli eredi Joy Division. L’album è intriso di rabbia e disperazione, è cupo e pessimista. In questi anni Smith incominciò a truccarsi pesantemente e a distinguersi per il suo look, seguìto fedelmente dai suoi fan. In quel periodo, inoltre, anche per colpa dell’abuso di droghe, i rapporti all’interno del gruppo si consumarono. Una volta terminata la tournée, Gallup lasciò temporaneamente il gruppo, mentre Smith part’ per un periodo di vacanza.

Tornati insieme, Smith e Tolhurst (nel frattempo convertitosi alle tastiere) abbandonarono l’impronta dark, ritrovando uno stile più leggero e allegro. Con il turnista Steve Goulding alla batteria venne registrata “Let’s Go to Bed“, che uscì come singolo nel novembre 1982. Intanto Smith tornò a suonare con i Banshees. Incominciò, inoltre, anche la collaborazione del gruppo con Tim Pope, storico regista che trasformerà tutti i singoli in colorati e psichedelici videoclip.

Tra marzo e maggio 1983, Robert Smith tornò al lavoro per un progetto parallelo, insieme al bassista dei Banshees, Steven Severin, chiamato “The Glove“. A settembre uscì l’album “Blue Sunshine” e i singoli “Like an Animal” e “Punish Me with Kisses“. A causa dell’esclusiva contrattuale come The Cure, Robert Smith non potè esserne il cantante ufficiale, così per le parti vocali venne chiamata Jeanette Landray, fidanzata di Budgie-

Subito dopo, i Cure (Smith e Tolhurst) registrarono il nuovo singolo “The Walk“, che entrò nella Top 20 britannica. Vennero programmati una serie di concerti e così vennero reclutati alla batteria Andy Anderson dei Brilliant e al basso Phil Thornalley, produttore discografico, che aveva già firmato Pornography. Il gruppo, con la nuova formazione, tornò in studio, in Francia, per registrare “The Lovecats” (La canzone nacque dopo la visione del film Gli Aristogatti e venne pubblicata in ottobre).

Alla fine del 1983 venne pubblicato “Japanese Whispers” (un long playing che raccoglie tutti e tre i precedenti singoli, con i rispettivi lati B, in un unico disco). A novembre uscì un Album dal vivo e un DVD Nocturne, di Siouxsie and the Banshees con Robert Smith alla chitarra, registrato in concerto a Londra.

Nel 1984 uscì “The Top“, il lavoro più eclettico del gruppo, che vide anche il ritorno in formazione di Porl Thompson. Robert Smith, ancora in formazione con Siouxsie and the Banshees, si fece carico della composizione di tutti i brani e di suonare quasi ogni strumento nel nuovo disco del gruppo. Nell’ottobre dello stesso anno, poi, venne pubblicato anche il primo live, “Concert: The Cure Live” (che comprendeva anche alcuni demo dei primi anni del gruppo).

Durante il “Top Tour“, vi furono problemi con Andy Anderson (che aveva problemi con l’alcool): in Giappone, in albergo, aggredì gli altri membri della band, e venne cacciato dal gruppo. Al suo posto venne contattato Vince Ely degli Psychedelic Furs e, dopo una decina di date, Boris Williams dei Thompson Twins, su proposta di Thornalley. Il 26 maggio dello stesso anno Robert Smith lasciò definitivamente i Banshees.

Alla fine del tour, anche Phil Thornalley lasciò il gruppo, per suonare da solista, nonostante le richieste degli altri di rimanere. Per sostituirlo, Smith decise di richiamare Simon Gallup, dimenticando definitivamente i dissapori di 3 anni prima.

Nel 1995 i nuovi Cure pubblicarono un nuovo album, “The Head on the Door” (che rappresentò il primo grande successo commerciale della band). Da questo album vennero estratti 2 singoli di successo, “Inbetween Days” e “Close to Me” (grazie ai quali i Cure si affermarono anche in Italia).

Nel 1996 pubblicarono la raccolta di singoli “Standing on a Beach – The Singles 1978-1985” (Per l’occasione venne effettuata una nuova registrazione di “Boys Don’t Cry”). Nel 1997, per celebrare questo periodo di successi, il concerto del 9 agosto all’anfiteatro romano di Orange, in Provenza, venne filmato e distribuito nei cinema come “The Cure in Orange“.

Nel 1987 uscì il doppio LP intitolato “Kiss Me Kiss Me Kiss Me” (contiene al suo interno pezzi ballabili, come “How Beautiful You Are” e “Just Like Heaven”, alternati a pezzi rock psichedelici, quali “If Only Tonight We Could Sleep”, e ad altri tendenti a un rock più puro, come “Shiver and Shake”). Con quest’album i Cure entrarono definitivamente nell’Olimpo musicale. Durante la tournée, la formazione del gruppo si allargò a sei elementi (con l’ingresso del tastierista Roger O’Donnell).

Nel 1989 avvenne il ritorno al Dark, con l’album “Disintegration“. Seguì, poi, un tour mondiale (che raggiunse l’apice con tre serate consecutive tutto esaurito allo stadio di Wembley). Durante le registrazioni del disco, Laurence “Lol” Tolhurst abbandonò la band (senza essere sostituito). Successivamente, nel 1994, Tolhurst intentò (perdendola) un’azione legale nei confronti di Smith, legata all’utilizzo del nome della band.

Prima della raccolta di remix, intitolata “Mixed Up” (nel 1990), anche O’Donnell se ne andò. Venne sostituito da Perry Bamonte, nel doppio ruolo di chitarrista-tastierista.

Nel 1991 uscì “Entreat“, un album live (registrato durante i tre concerti tenutisi a Wembley nel luglio del 1989, contenente 7 canzoni, esclusivamente tratte da Disintegration). Poco dopo, i Cure suonarono per il famoso MTV Unplugged, ripreso anche dalla TV (seduti su dei cuscini, distesi a terra, in una stanza illuminata da candele).

Nel 1992 uscì “Wish“, dal cui tour saranno tratti i due live “Show” e “Paris” (entrambi pubblicati nel 1993). Ricco di pezzi ottimistici (come “Doing the Unstuck”) e ballabili (come i singoli “High” e “Friday I’m in Love”) l’album cambiò ancora una volta le carte in tavola dal punto di vista della sperimentazione melodica.

Il disco comprendeva anche una delle canzoni più romantiche del gruppo, “Trust” (il cui testo contiene la frase “I love you more than I can say, why won’t you just believe?” – “Ti amo più di quanto riesca a dire, allora perché non vuoi proprio credermi?”).

Il secondo singolo estratto, “Friday I’m in Love“, invece, costituisce forse il testo più allegro e scanzonato dell’intera carriera musicale dei Cure (il videoclip è stato realizzato in presa diretta e girato una volta sola, tutto di seguito, dall’inizio alla fine).

Al termine del tour, sia Williams sia Thompson lasciano il gruppo. Al posto di Thompson torna O’Donnell, con lo spostamento di Bamonte alla chitarra. Per sostituire Boris Williams, invece, nel 1994, i Cure mettono un annuncio su Melody Maker (importante rivista musicale inglese). Ne verrà fuori il nome di Jason Cooper (ex-My Life Story).

Intanto, la band partecipò all’album tributo a Jimi Hendrix, “Stone Free” (rifacendo la sua Purple Haze) e alla colonna sonora de “Il corvo“, con l’inedita “Burn“.

Sempre nel 1994 uscì l’EP “Lost Wishes” (contenente quattro inediti strumentali, tratti dalle sessions di Wish).

L’anno dopo uscì la cover “Young Americans” (di David Bowie), incisa per la compilation intitolata “104.9 XFM“. Purple Haze, Burn e Young Americans vennero successivamente inserite nella raccolta intitolata “Join the Dots“.

Nel 1996, dopo 4 anni, uscì il nuovo album di inediti di studio, con il titolo “Wild Mood Swings“, ma non ebbe il successo sperato.

L’anno successivo, il 9 gennaio 1997, Robert Smith coronò un sogno: fu l’unico artista inglese ad essere invitato da David Bowie per il concerto celebrativo del 50esimo compleanno al Madison Square Garden di New York (duettò col suo idolo di sempre nei brani “The Last Thing You Should Do” e “Quicksand”). Robert Smith, partecipò, inoltre, sia alla trasmissione radiofonica della BBC, sia come testimonial per la conferenza stampa di presentazione all’evento celebrativo.

In quell’occasione ebbe inizio l’amicizia con il chitarrista di David Bowie, Reeves Gabrels (collaborò a “Wrong Number”, unico inedito per la seconda raccolta di successi “Galore – The Singles 1987-1997”).

Dopo il mezzo fallimento di Wild Mood Swings, cominciarono i lavori per il nuovo album di studio. Dopo alcuni demo orientati verso un rock elettronico e pesante, arrivò la svolta soft-acustica con “Bloodflowers“, pubblicato nel 2000 (con i brani di punta “Maybe Someday” e “Out of This World”). Smith considerò il disco (nominato per un Grammy Award nella categoria “Best Alternative Music Performance”) come parte di una ideale “trilogia gotica“, iniziata con “Pornography” e continuata da “Disintegration“. “Bloodflowers” si rivelò un grande successo di critica.

Nel 2001 uscì un Greatest Hits, che segnò l’addio del gruppo all’etichetta di sempre, la Fiction Records.

Nel 2002 i Cure suonarono in giro per l’Europa (in particolare a Berlino, dove riproposero per intero i 3 album della trilogia gotica. Due concerti vennero riproposti in DVD, l’anno successivo, con il titolo di “Trilogy”). Nelle intenzioni di Smith questo progetto live avrebbe dovuto porre fine ai Cure in un modo degno e dargli modo di dare spazio alla sua carriera da solista.

Tuttavia, grazie a Ross Robinson (già produttore di Korn e Slipknot) i Cure si ritrovarono nel 2003 per registrare un nuovo album. Sotto la guida di Ross Robinson (per la prima volta la produzione non è interamente lasciata a Smith) venne inciso e pubblicato “The Cure“, che, nel 2004, segnò l’esordio del complesso con la nuova etichetta, la Geffen Records (il disco si differenzia dai precedenti per non avere un sound specifico: sembra infatti offrire una panoramica dell’intero repertorio del gruppo, riscuotendo un discreto successo commerciale anche fra i nuovi fan).

Per promuovere l’album il gruppo creò un festival itinerante, chiamato “Curiosa Festival“, che mise in mostra alcuni gruppi scelti da Robert Smith (come Melissa Auf der Maur, Hot Hot Heat, Muse e The Cooper Temple Clause). A fare da co-headliner insieme ai Cure furono Interpol, The Rapture e Mogwai (tre gruppi di cui più volte negli anni Smith ha ammesso di essere appassionato). Il lavoro uscì, oltre che nei consueti formati CD e MC, anche come doppio LP in vinile.

Il discreto successo di “The Cure” risvegliò l’interesse nei confronti del gruppo da parte di MTV, che li celebrò con uno speciale, intitolato “MTV Icon” (durante la trasmissione, presentata da Marilyn Manson, oltre a ripercorrere la carriera del complesso, vari artisti si sono alternarono per un tributo alla band).

Nel novembre del 2004 uscì la versione rimasterizzata, con allegato un cd contenente brani inediti, demo e registrazioni live, dell’album di esordio, “Three Imaginary Boys“. Nel 2005 uscirono analoghe ristampe di tutti gli altri album di studio (a partire da “Seventeen Seconds”, “Faith” e “Pornography”).

A maggio del 2005, Robert Smith mandò via O’Donnell e Bamonte e richiamò Porl Thompson. La nuova formazione esordì al Live 8, il maxi-festival promosso da Bob Geldof, sul palco di Parigi. I concerti di quell’estate vennero immortalati nel DVD intitolato “Festival 2005” (che uscì nel 2006).

All’inizio di agosto 2006, in contemporanea con le edizioni deluxe di “The Top“, “The Head on the Door” e “Kiss Me Kiss Me Kiss Me“, uscì la versione rimasterizzata del progetto parallelo di Smith con Steven Severin dei Banshees, risalente al 1983: “Blue Sunshine” (firmato sotto il nome di The Glove).

Il 13esimo album di studio dei Cure si intitola “4:13 Dream” (2008). L’album uscì per l’etichetta Suretone Records, sussidiaria della loro etichetta madre Geffen. Prima dell’uscita dell’album, il gruppo decise di pubblicare 4 singoli, uno al mese, il 13 di ogni mese (il motivo di tale ciclicità nasce poiché l’album è il tredicesimo nella discografia del gruppo).

Nel febbraio 2009 i Cure furono, poi, incoronati “Godlike Geniuses” dalla rivista britannica NME (seguendo New Order e The Clash).

Nel 2011, in occasione del festival “VIVID Live“, i Cure, per l’occasione composti solo da Smith, Gallup e Cooper, riproposero in concerto i primi 3 album in successione, affiancati dai vecchi membri O’Donnell (per “Seventeen Seconds” e “Faith”) e Tolhurst (per “Faith”), richiamati per l’occasione. Lo spettacolo venne pubblicato pochi mesi dopo come disco dal vivo intititolo “Bestival Live 2011“. Nello stesso anno i Cure vennero nominati per la Rock and Roll Hall of Fame del 2012.

Nel 2012 iniziarono un tour estivo per i maggiori Festival d’Europa, presentando per la prima volta in formazione Reeves Gabrels in sostituzione di Thompson.

Nel 2014 venne annunciata la pubblicazione di “4:14 Scream” (il nuovo disco che rappresentava la seconda parte del precedente 4:13 Dream).

A fine 2017, tramite il sito ufficiale, venne annunciato un festival per celebrare i 40 anni di vita dei Cure, da tenere all’interno del BST Hyde Park di Londra. L’esibizione si tenne il 7 luglio 2018 davanti a 65 mila persone. L’anno successivo il concerto venne proiettato nei cinema e poi pubblicato in dvd col titolo “Anniversary 1978-2018 Live In Hyde Park“.

Nel 2018 il gruppo venne ammesso alla prestigiosa Rock and Roll Hall of Fame.

Note

  • Paese d’origine: Regno Unito
  • Genere: Rock alternativo, Rock gotico
  • Periodo di attività: 1976 – in attività

Formazione attuale

  • Robert Smith – voce, chitarra, tastiera, basso, violino
  • Simon Gallup – basso, tastiera
  • Jason Cooper – batteria
  • Roger O’Donnell – tastiera
  • Reeves Gabrels – chitarra

Ex componenti

  • Laurence Tolhurst – batteria (1976-1983), tastiera (1983-1989), altri strumenti (1989, 2011)
  • Porl Thompson – chitarra, sassofono, tastiera (1976-1978, 1983-1992, 2005-2011)
  • Michael Dempsey – basso, voce (1976-1979)
  • Matthieu Hartley – tastiera (1979-1980)
  • Phil Thornalley – basso (1983-1985)
  • Andy Anderson – batteria (1983-1985)
  • Boris Williams – batteria (1985-1995)
  • Perry Bamonte – tastiera, chitarra, basso a sei corde (1990-2005)

Discografia The Cure

Album in studio:

  • 1979 – Three Imaginary Boys
  • 1980 – Seventeen Seconds
  • 1981 – Faith
  • 1982 – Pornography
  • 1984 – The Top
  • 1985 – The Head on the Door
  • 1987 – Kiss Me Kiss Me Kiss Me
  • 1989 – Disintegration
  • 1992 – Wish
  • 1996 – Wild Mood Swings
  • 2000 – Bloodflowers
  • 2004 – The Cure (Geffen Records)
  • 2008 – 4:13 Dream (Suretone Records)
  • 2022 – Songs of the Lost World

Album live:

  • 1984 – Concert: The Cure Live
  • 1991 – Entreat
  • 1993 – Show
  • 1993 – Paris